Cosa hanno in comune i lini del corredo funebre di Tutankhamon e i calzini di Nadal dopo la finale del Roland Garros? Cosa può dirci un frammento di pigmento rosa su una statua romana del primo secolo? Cosa, più dell’oro del Messico, ha permesso all’imperatore Carlo V di saldare i propri debiti con i banchieri olandesi? Perché prima del 1820 la stampa di paesaggio non esisteva come genere autonomo in Giappone e chi era il vero artefice dei capolavori di Hokusai? Qual è il colore della modernità? Utilizzando tecniche fotoniche avanzate per l’analisi scientifica di opere create nel corso di quattro millenni è possibile ricostruire una storia dei materiali dell’arte e quindi una storia materiale dell’arte. Si dimostra così che le innovazioni tecnologiche non solo sono state stimolate o immediatamente recepite dagli artisti e dal loro pubblico, ma anche che hanno generato nuovi impeti estetici e nuovi modi di vedere.
Interviene: Marco Leona David H. Koch Scientist in Charge, Department of Scientific Research, Metropolitan Museum of Art, New York
Introduce: Giovanna Brambilla GAMeC, Bergamo